1994-2006

Manuela e Giorgio DI CENTA

AMBASCIATORI DI CARNIA NEL MONDO

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:: M a n u e l a (1994-1996)

 

:: G i o r g i o (2006)

 

Esattamente 10 anni fa, alle Olimpiadi Invernali di Lillehammer in Norvegia, Manuela Di Centa, di Paluzza, vinceva due medaglie d’oro, due d’argento ed una di bronzo nello sci da fondo.
Nello stesso anno guadagnava pure la Coppa del Mondo di sci nordico (prima italiana in assoluto), che riconquisterà anche due anni dopo, nel 1996.

Televisioni, giornali, settimanali di tutto il mondo parlavano non solo di Manuela ma, per la prima volta, anche della Carnia, che salì così alla ribalta delle cronache sportive e generaliste.

Chi mai conosceva prima di allora la Carnia? Dov’era questa misteriosa Carnia?

Ci pare doveroso quest’anno ricordare questo grande avvenimento sportivo che non ebbe uguali e che fu allora salutato e percepito come una grande opportunità per la Carnia intera.

Le ore trascorse davanti alla tv, le ansie, le incredibili gioie, i canti, le scorribande festose verso Somavile e sot il bosc (dove abita la famiglia di Manuela), restano oggi un nostalgico ricordo per un avvenimento che mai più si ripeterà.

E come dimenticare la grande festa per Manuela del 10 aprile 94, quando ritornò a Paluzza? Migliaia di persone affluite da tutta la regione, la diretta RAIUNO-Linea Verde, personaggi famosi dello sport giunti in Carnia a festeggiare Manuela…

Oggi tutto è rientrato nella normalità, i problemi di sempre hanno il sopravvento, la quotidianità prevale…

Vogliamo ricordare tutte queste emozioni di 10 anni fa anche in questa nostra Cjargne online e lo facciamo riproponendo qui i principali articoli che furono trasmessi in quel periodo da VTC-Videotelecarnia, quando ancora non esisteva la sorprendente rete di Internet.
I testi erano stati redatti da Alfio Englaro, la voce narrante era di Pina Pittino mentre la realizzazione video e la regia sono state frutto del lavoro appassionato di Mario De Cillia.

Questi testi tradiscono certamente non solo la improvvisa esaltazione del momento ma anche l’illusione o la speranza che qualcosa forse sarebbe cambiato (in meglio) per la Carnia.

Sarebbe certamente più interessante rivedere i filmati di allora (lo farà certamente VTC nei prossimi anni!), tuttavia la lettura di questi brani offre davvero il polso di quegli indimenticabili giorni e rivela l’atomsfera magica che si respirava…

Ai testi abbiamo voluto associare anche un ricordo visivo: alcune foto di Manuela, l’annullo postale di quella memorabile giornata, il logo di quel magico avvenimento, la copertina della sua biografia che fu stampata e diffusa proprio in quei giorni, il frontespizio della audiocassetta che i “Salvadis” inventarono lì per lì con musiche allegre e allegri refrain. I giornali e i settimanali dell’epoca poi potrebbero costituire un sito a sé.

Crediamo che questo piccolo cjanton in Cjargne Online possa oggi rappresentare una MEMORIA per la Carnia e un GRAZIE ancora a Manuela.

Credo tuttavia che oggi, rileggendo queste pagine a distanza di 10 anni, tutto sommato, i rimpianti prevalgano sulle tante aspettative deluse, perché ancora una volta la Carnia ha forse perso una occasione irripetibile.  

Alfio Englaro, febbraio 2004

 

1. Manuela d’oro (7.2.94)

2. Sogni d’oro…ori da sogno (14.2.94)

3. Fervono i preparativi (30.3.94)

4. Paese mio… (25.6.94)

5. Effetto Manuela (7.7.94)

6. La festa appena cominciata… (14.8.94)

7. La seconda Coppa del Mondo (4.5.96) 

1.

7.2.94     MANUELA D’ORO  

Paluzza sta vivendo giorni indimenticabili, oseremmo dire storici, nel senso che questo piccolo paese nella nostra Carnia è stato letteralmente proiettato in cima all’Olimpo mondiale, per aver dato i natali a Manuela di Centa, regina incontrastate alle recenti Olimpiadi norvegesi. Ancora non ci si è resi pienamente conto di questo grandioso evento sportivo, che si è verificato al di la e al di sopra delle più rosee aspettative, e che ha letteralmente calamitato l’interesse e la simpatia di vastissimi strati della società. Paluzza è davvero diventata  un riferimento sportivo-geografico, di 1° piano, sull’onda emotiva che tutti i mass-media (nessuno escluso) hanno contribuito, fors’anche inconsciamente, a creare e a sostenere. In questo modo Paluzza (e la Carnia) hanno avuto una promozione turistico_sportiva, appena agli inizi ed i cui sviluppi possono essere difficilmente prevedibili. Già si notano, specie nei giorni di festa, interi gruppi di persone (facce nuove per intenderci) che si aggirano curiosi e un po’ ammirati, per le vie di Paluzza, alla ricerca (pare) di qualcosa o di qualcuno, il cui nome chiaramente appare dagli sguardi di questi nuovi visitatori, che, dopo un breve giro di perlustrazione, prendono decisamene la via che porta a Somavile, su verso il limitare del bosco, dove si trova la casa di Manuela.

Non sappiamo ancora quando Manuela farà rientro al suo paese, né sappiano cosa sta preparando PALUZZA PER LA SUA PIU’ ILLUSTRE CONCITTADINA, in questa ansiosa e curiosa attesa, vogliamo proporvi alcune considerazioni in margine a questo evento, la cui portata, come dicevano all’inizio, non è stata ancora ben compresa, almeno da una gran parte di valligiani. Sono considerazioni che potete più o meno condividere, ma che, come è nostro stile, ci piace farvi conoscere.

- Per rompere gli indugi e per finalmente manifestare la propria gioia e l propria ammirazione anche con atteggiamenti esteriori, PALUZZA ha avuto bisogno di ben 5 MEDAGLIE, di cui due d’ORO. Solo dopo il 2° oro, il paese, fino ad allora decisamente sonnolento e poco incline perfino ad esporre un tricolore, si è improvvisamente ridestato, come da un sogno, ed ha preso coscienza di quanto era accaduto, aiutato magistralmente in questo da molti valligiani, in particolare arrivati da Sutrio e da altri paesi. 10 e lode alla banda… Anche se non siamo caldi come i napoletani, un po’ di spontaneità in più non avrebbe guastato

- Se dunque Paluzza, potrà essere d’ora in poi, meta di turisti e di personalità sportive nazionali ed internazionali, sarebbe opportuno che i paluzzani dessero davvero una mano a Manuela e le dicessero GRAZIE concretamente, presentando un paese (il paese di Manu) in bell’ordine, pulito, dignitoso, senza però volgari ostentazioni o peggio ancora con persistenti aspetti di degrado e di abbandono. L’immagine che Manuela ha dato di sé nel mondo (un’immagine pulita, serena e determinata) non sia poi contraddetta dall’immagine di Paluzza che i visitatori si faranno. Sarebbe davvero desolante e stridente il contrasto tra una Manuela estremamente positiva ed  un paese (Paluzza) incapace di vestirsi a festa per lei. Vorremmo umilmente invitare perciò i paluzzani, ciascuno nel proprio piccolo, a contribuire a rendere Paluzza degna di Manuela e della sua fama.

- Un plauso particolare al concittadino Mario SASSU, sardo doc, che è riuscito in poche ore ad organizzare un’allegra brigata che ha degnamente dato la stura ai festeggiamenti.

- Sarebbe quanto mai  opportuno che ora, senza frapporre alcun indugio si costituisse un COMITATO che oltre ai rappresentanti del Comune di Paluzza e della società Sportiva Aldo MORO, fosse allargato ad altri soggetti e persone (non solo di Paluzza) che siano in grado di dare un contributo di idee, di suggerimenti ecc. Questo COMITATO dovrebbe immediatamente elaborare un progetto di massima per i festeggiamenti a Manuela, individuando scelte precise, in grado fin d’ora di costituire una traccia ben certa per le manifestazioni prossime, che richiameranno sicuramente migliaia di persone a Paluzza. Questo COMITATO, OLTRE AI FESTEGGIAMETI PER Manuela, dovrebbe poi occuparsi anche di altre questioni: individuare ad esempio le future opportunità; dovrà interessarsi di dare una connotazione nuova al paese, richiamando ad esempio l’impresa di Manuela con un logo o un simbolo che dovrebbe apparire all’entrata in paese e altre soluzioni, atte a trasformare un paese anonimo di montagna in un quasi villaggio sportivo. Non sembri eccessivo quanto andiamo ora dicendo, ma trastullarsi e dormire sugli allori (come si dice) è davvero pericoloso e se Paluzza (e l’alto But) perdono questa occasione d’oro, sarà difficile poi recuperare e sarà invece più probabile tornare a piangerci addosso.

- Presto a Paluzza arriveranno i politici di rango, esponenti del CONI, rappresentanti della società civile, autorità militari, tutti attratti dall’effetto Manuela. Verranno in occasione dei festeggiamenti, verranno anche dopo. Alcuni arriveranno per rendere un tributo di ringraziamento alla nostra Campionessa, altri (forse) nella nascosta speranza di brillare di un po’ di luce riflessa. Comunque sia, avremo a disposizione una vera elite del potere, pronta probabilmente ad assecondare (per la prima volta) alcune richieste locali. Ecco dunque l’occasione tanto sperata: avremo la possibilità finalmente di fare valere alcune nostre istanze. Ebbene, di fronte a questa opportunità sarebbe incredibile arrivare IMPREPARATI, DISUNITI, INCAPACI di una pur minima progettualità, arrivare insomma DIVISI ALLA META. Occorre dunque che fin da ora i rappresentanti locali (politici, sportivi ecc.) concordino insieme sulle proposte da sottoporre a chi verrà, in modo da offrire veramente una immagine positiva, efficiente, consapevole del nostro comprensorio. Diversamente daremo, come sempre, una sensazione fastidiosa di gretto campanilismo, di inefficace individualismo che per troppo tempo ci ha tanto danneggiato.

- Molti ricorderanno che nei giorni precedenti l’inizio dei giochi olimpici, sulla stampa locale comparvero delle illazioni (meglio sarebbe chiamarle pettegolezzi) circa un diretto impegno di Manuela in politica. Si favoleggiava di un suo ingresso addirittura come candidata in uno schieramento politico alle prossime elezioni del 27 marzo. Questa notizia fu ovviamente subito smentita da Manuela che molto saggiamente (e ben più saggiamente di altri) affermò che lo sport non potrà mai essere di parte ed ammise i propri limiti in campo politico. Di certo l’avrebbero usata come un rilucente specchietto per allodole! E lei, che è aquila, l’aveva ben capito.

Auguriamoci dunque che Manuela resti sempre al di fuori e al di sopra delle parti e continui a far sognare e trepidare tutti con la stessa intensità, anche se ulteriori, goffi tentativi di farle dir cose non dette, sono miseramente falliti. 

Manuela mostra la coppa del mondo e le medaglie olimpiche Manuela festeggia il suo primo oro olimpico

2.

14.2.94    SOGNI D’ORO… ORI DA SOGNO 

DUE ORI;   DUE ARGENTI;   UN BRONZO: questo è l’insuperabile bottino che, alle recenti Olimpiadi di Lillehammer, ha raccolto MANUELA  DI CENTA, in una irripetibile e unica progressione di risultati da far impallidire qualsiasi altro atleta italiano, maschio o femmina che sia, in una Olimpiade. NESSUNO finora è mai riuscito a fare quanto Manuela in un sol colpo; NESSUNO ha mai messo in fila i mostri sacri dello sci da fondo, come è riuscita lei, NESSUNO ha mai saputo vincere tanto nell’Università del Fondo mondiale, quale è appunto al Norvegia. Una serie di primati  che mai si erano verificati prima d’ora e che, per le leggi della probabilità, mai più si verificheranno. Ancora: 5 gare per Manuela; 5 medaglie, OGNI GARA UNA MEDAGLIA, il metallo meno pregiato (si fa per dire) viene colto solamente perché frutto di un risultato collettivo nella staffetta, dove una compagna, non in perfette condizioni, aveva compromesso fin dall’inizio un risultato ben più clamoroso. E anche nella staffetta Manuela, a ribadire di essere la più forte, realizza il migliore tempo di tutte. Una collana insomma di perle inanellate una dopo l’altra e che ora, a lavoro ultimato, splende in tuta la sua luce, con riflessi aurei e argentei. Si potrebbe continuare con considerazioni tecniche (ma non si sentiamo adeguatamente competenti); umane (ma ci parrebbe di disturbare ulteriormente la privacy di Manuela, fin troppo saccheggiata dai mass-media negli ultimi giorni); propagandistiche (ma non è nel nostro stile). Preferiamo invece, in mezzo a tanto clamore sorto così repentinamente, alzare un leggero velo di silenzio, per dare a tutti voi la possibilità di guatare e di assaporare il più a lungo possibile, questa grandissima gioia, di intensità davvero insperata, che Manuela ha saputo offrire a tutti noi, che la conosciamo, che l’apprezziamo; che le siamo stati accanto, lasciatecelo dire per una volta, anche quando pochi ancora puntavano su di lei o la davano già spacciata. Noi abbiamo la fortuna, come tanti paluzzani del resto, di conoscere anche i risvolti meno belli, meno esaltanti della storia di Manuela ed ora riusciamo davvero a gustare di più questi strabilianti risultati. Chi ci segue, si è certamente accorto che da 7 giorni stiamo mandando in onda, a puntate, la storia di Manuela, attraverso il materiale più significativo del nostro archivio. Si tratta di interviste a Manuela, rilasciate molti anni fa (quanto Manuela non era ancora la Regina del fondo); si tratta di manifestazioni avvenute in tempi passati relative a Manuela; si tratta di brevi spezzoni della sua passata quotidianità a Paluzza. Un collage insomma delle tappe più significative di una storia interamente dedicata allo sport, ad uno sport durissimo e che, proprio perché durissimo è anche bellissimo e capace di riservare esaltanti soddisfazioni. L’unico problema che questa storia ci poneva era il titolo; non riuscivamo infatti a trovarne uno che si adattasse pienamente alla trama della nostra bellissima favola, che ha per protagonista una ragazzina qualunque che è poi diventata Regina non senza lacrime, non senza incredibili sacrifici. Finalmente l’abbiamo trovato questo titolo e lo regaliamo a Manuela, cui certamente piacerà: 1982 SOGNI D’ORO; 1994 ORI DA SOGNO. Nessun altro titolo poteva più compitamente riassumere la favola della Regina Manuela, nata molti anni fa in una modesta casetta sotto il BOSC BANDIT A SOMAVILE e arrivata sul trono di Norvegia, su una fantastica slitta trainata da 6 paia di renne.

 

3.

30.3.94  FERVONO I PREPARATIVI  

Il paese natale di Manuela Di Centa è in fibrillazione e l’attesa per l’evento è vita. C’è un grande fermento in ogni settore, c’è una grande eccitazione nella gente, che attende con ansia e, nello stesso tempo con timore, il 10 Aprile. Un’ansia ed un timore pienamente legittimi: l’ansia, determinata dalla voglia di vedere Manuela finalmente, di poter assistere alle varie manifestazioni, di poter gioire con lei e con tutti quelli che arriveranno a Paluzza; il timore che qualche cosa non funzioni, che la festa non riesca pienamente, che qualcosa vada storto. Il Paese si rende conto che si è messo in moto un meccanismo mastodontico, che può sfuggire di mano da un momento all’altro, che lo può travolgere. RAI UNO poi, con la diretta televisiva alle ore 12 ha determinato ulteriori problemi di ordine logistico ed organizzativo, che hanno letteralmente  sconvolto i piani ed i programmi del Comitato, il cui lavoro ed il cui impegno non conosce sosta. Telefonate continue, contatti interminabili, divergenze di opinioni, intoppi burocratici, lentezze organizzative si accavallano e creano ulteriori problemi. Molti adempimenti sono stati espletati, molti aspetti organizzativi appaiono risolti. Resta invece molto da fare sul versante di bonifica territoriale, il cui lavoro è forse iniziato tardi ma i cui ritmi sono stati maledettamente stravolti dalla RAI. C’è ora assoluto bisogno di tutti coloro che intendono dare una mano in questo settore, mancano persone che si impegnino nella bonifica del territorio. C’è carenza di personale nella sistemazione delle strutture per le cerimonie. Non è umanamente possibile affidare tutto questo straordinario lavoro al solo personale del Comune di Paluzza che è esiguo rispetto alla mole di interventi che sono previsti. Per questo il Comitato ha lanciato un urgente Appello a tutti i cittadini dell'’Alto But (e non solo di Paluzza) affinchè ogni giorno alle ore 9 del mattino si presentino sulla piazza delle corriere di Paluzza per formare i Gruppi di Lavoro, cui é affidato il compito di bonifica ecologica. La Redazione di VTC fa proprio questo appello ed invita tutti i valligiani (soprattutto gli studenti che ora sono in vacanza) ad andare a Paluzza di buon mattino. Questo sarà davvero il modo più concreto ed efficace di ringraziare Manuela per tutte le emozioni che ci ha regalato. Lasciamo da parte, per un momento le polemiche, il campanile, la lotta politica, le critiche: cerchiamo di fare emergere in noi ciò che ci unisce e soffochiamo ciò che può ancora dividere. In quei giorni di aprile, Paluzza sarà lo specchio della Carnia intera e nessun carnico dovrebbe permettere che l’immagine della Carnia (che entrerà in tutte le case dell’Italia) possa apparire indecorosa, sciatta, volgare, degradata. Noi riteniamo che tutti i Carnici amino la loro terra e che desiderino per essa una immagine positiva, luminosa e allegra, come positiva luminosa e allegra è stata Manuela per la Carnia.

Mentre Manuela continua a gareggiare sulle pianure del Nord e a mietere successi in Coppa del Mondo, a Paluzza, suo paese natale, c’è tutto un fermento di iniziative. E’ sorto un COMITATO PER I FERTEGGIAMENTI DI MANUELA che raccoglie rappresentanti del comune di Paluzza dell’ Aldo Moro, di altre organizzazioni locali e di esponenti della società civile. Questo Comitato ha come sede e punto di riferimento la BAITA PRO LOCO (situata in piazza delle corriere) e sta già lavorando alacremente, dopo aver individuato alcune direttrici di lavoro ed alcune ipotesi di sviluppo di ulteriori iniziative. Chi intende collaborare attivamente con questo Comitato (con idee, suggerimenti, manodopera, attrezzatura ecc.) può subito mettersi in contatto con la BAITA PRO LOCO, tramite il n. tel. 775344. Sarebbe un modo molto concreto di dire grazie a Manuela per la grandi emozioni che ha saputo donarci in queste spettacolari olimpiadi invernali di Norvegia. L’invito è ovviamente rivolto a tutti i valligiani dell’Alto But e sarebbe davvero bello che tutti i paesi limitrofi collaborassero attivamente per un obiettivo comune, superando così idealmente quegli anacronistici campanilismi o pregiudizi ancora troppo radicati in certe frange delle nostre comunità. Dopotutto Manuela, con la sue medaglie, ha illustrato Paluzza e la Carnia nel mondo, più di qualsisi altro carnico o paluzzano fino ad ora. E Paluzza e la Carnia devono dire un grazie corale a Manuela, all’atleta Manuela, alla donna carnica Manuela. Un’ultima osservazione: in questa settimana, su certa stampa locale, abbiamo tutti avuto modo di notare come già siano iniziate le strumentalizzazioni dell’effetto Manuela. Strumentalizzazioni politiche intendiamo, che davvero ci hanno lasciato completamente sbalorditi. Moltissimi cittadini ci hanno telefonato, spesso indignati, per aver visto demagogici accostamenti a Manuela. Già noi lo avevamo facilmente previsto, ma non pensavamo sinceramente che ciò avvenisse con tanto anticipo. Ci dispiace per Manuela, che certo non ha colpa alcuna e che è stata costretta a sua insaputa a fare la parte dell’allodola.

Paluzza dunque si sta vestendo a festa per Manuela, con bandiere, striscioni manifestazioni individuali di simpatia e di affetto. 

Manuela in azione La biografia

4.

25.6.94  PAESE MIO…

 

L’estate meteorologica é davvero iniziata. Presto, per i nostri paesi di Carnia, comincerà anche la nuova stagione turistica, con l’arrivo dei villeggianti, che, in varia misura, si disperderanno fin nelle più lontane frazioni. La Valle del But rappresenta sotto questo aspetto una realtà di indubbio richiamo, se confrontato con altre zone di Carnia, meno fortunate. Tutti i nostri paesi sono in grado di offrire un ‘prodotto’ (per usare un termine in voga) assai diversificato e di buona qualità: Arta le sue terme; Zuglio i suoi giacimenti culturali; Treppo il suo lindore; Ligosullo la sua tranquillità, Sutrio il suo ingegno; Cercivento la sua tradizione; Ravascletto il suo paesaggio. Ogni Comune è cioè in grado di presentare all’ospite un aspetto nuovo e sempre diverso della stessa Carnia, il cui tratto saliente è costituito proprio dal suo HABITAT, così particolare e così vario. Come avrete notato, abbiamo tralasciato, nell’elenco dei paesi, Paluzza. Lo abbiamo fatto volutamente, solo perché crediamo sia opportuno trattarne più diffusamente. Non ce ne vogliano gli altri Comuni vicini, ma Paluzza dev’essere, a ragione, considerato il centro propulsore dell’intera Valle, o perlomeno dovrebbe esserlo, per molteplici motivi, che stasera non andremo a visionare. Valga per tutti, l’effetto MANUELA, che ha convogliato su Paluzza e la Valle migliaia di persone, decine di giornalisti nazionali ed esteri, senza contare l’immagine che Paluzza e la Valle hanno offerto ad una vastissima platea televisiva, in occasione della grande festa per Manuela. Un evento insomma che avrebbe potuto innescare un insperato movimento di ripresa e di rilancio non solo per Paluzza, ma poi tutta la Valle. Perché abbiamo detto “avrebbe potuto”? Perché la sensazione che tutti hanno ormai a Paluzza, è che la Festa, appena cominciata, è purtroppo già finita. Due mesi fa, con una analoga nota, ci rendemmo interpreti dei desideri e delle aspettative di vasti strati della popolazione, e parve allora che la situazione stesse davvero per decollare: annunci di importanti iniziative; operosità della Giunta Comunale in collaborazione con il Comitato; entusiasmo dei cittadini; segni visibili di comune volontà di ripresa e di perseveranza. Tutto insomma lasciava presagire che Manuela era davvero riuscita a scuotere quel torpore e quella sonnolenza, così radicata anche tra i politici e che, spiritosamente, avevano dato origine al famosissimo appellativo di FAREMOS (=faremo, voce del verbo fare), nomignolo con cui ancora oggi i valligiani dei paesi vicini indicano i paluzzani. Non sono polemica o faziosità ad animarci, ma vivo desiderio di un futuro migliore per tutti. E per suffragare ciò che andiamo dicendo, faremo alcuni esempi, molto concreti.

1.    Alcuni giorni fa, a Paluzza, si è svolta l’inaugurazione dei locali IRFOP, alla presenza di autorità regionali e locali, cui anche la nostra emittente ha dato il dovuto rilievo. Ebbene, quel giorno, a Paluzza, le strade, soprattutto quelle adiacenti alla zona della cerimonia, apparivano non pulite, su alcune piazze erano depositate attrezzature e materiali di vario genere, i luoghi di passaggio (neppure quelli!) non erano stati adeguatamente ripuliti e si potrebbe continuare ancora.

2.    Alcune zone di Paluzza (che non erano state bonificate per la festa di Manuela, per mancanza di tempo) sono ancora da ripulire e da riassettare: suoli pubblici, giardinetti, greti, piazzette ecc. L’elenco sarebbe lungamente noioso.

3.    Finita la Festa di Manuela, sono state rimosse tutte le bandiere pubbliche dopo un certo tempo e fin qui nulla da eccepire, anche perché non è permesso esporre bandiere al di fuori dei giorni canonici, tutto vero. Ma che fine hanno fatto i grandi tabelloni richiamanti l’impresa di Manuela e che riproducono, su una superficie di quasi 5 metri, il logo della  festa (quello riprodotto negli adesivi)? Giacciono dimenticati (e forse anche rovinati) in qualche edificio comunale. Che fine hanno fatto gli altri striscioni, dedicati sempre a Manuela, che avrebbero dovuto, assieme a quelli ancora esposti, segnalare l’impresa di Manuela al turista?

4.    Il polifunzionale, terminato ormai da molto tempo, resta ancora inspiegabilmente chiuso, tranne che per alcuni privilegiati che, abusivamente, vanno a giocare a tennis. Questa enorme struttura è costata già oltre un miliardo (soldi del CONI, dirà qualcuno, come se il CONI fosse una opera di Beneficenza svizzera); questa enorme struttura copre un’area di quasi 1600 metri quadri, e potrebbe contenere centinaia di persone. Ebbene, sapete perché non viene inaugurata? Ci hanno riferito che l’inaugurazione non può avvenire perché quest’opera è stata collaudata (e quindi abilitata) per contenere solo NOVANTA persone. Se ciò risponde al vero noi chiediamo (e con noi moltissimi paluzzani): è possibile rimediare a ciò? Quanto tempo occorre per porvi rimedio e far si che ci possano entrare più di 90 persone? E se non è possibile rimediare, chi si assumerà la responsabilità di questo gravissimo e costoso errore? Perché la gente, la gente comune, ha bisogno di risposte.

Terminiamo questa nota, che forse può apparire troppo dura e verbalmente violenta. Sicuramente chiara. Paluzza non può assolutamente dare di sé una immagine sciatta, pressapochista, stancamente abulica. Paluzza deve reagire e deve essere il traino per tutti i paesi della Valle. La gente dev’essere anche aiutata in questo. Se gli attuali amministratori non se la sentono più di amministrare (perché demotivati, perché stanchi) si facciano da parte, anziché annoiarci con inutili querelle giornalistiche che lascino il tempo che trovano.

 

5.

7.7.94    EFFETTO MANUELA 

In occasione degli straordinari risultati conseguiti da Manuela Di Centa alle Olimpiadi di Lillehammer e in Coppa del Mondo, il Comune di Paluzza, forte di queste credenziali, ha presentato al competente Assessorato Regionale alla Sport una serie di richieste precise che individuano delle direttrici di sviluppo turistico-sportivo per tutta la nostra zona. Tale  richieste sono  state corredate da note esplicative tecnico-finanziarie, tendenti ad inquadrare chiaramente ogni singola questione; è stata inoltre fornita una mappa assai ben circostanziata, che visivamente mostra l’ubicazione e l’estensione di tali strutture richieste. Vediamo innanzitutto quali sono queste  richieste che il Comune di Paluzza ha redatto:

1.     Completamento della pista di fondo LAGHETTI di Timau per destinarla a Centro regionale del fondo, gli interventi principali esposti dal Comune sono i seguenti: - sistemazione geo-idraulica della pista – potenziamento dell’impianto di neve programmata – sistemazione dei diversi ponticelli – realizzazione di alcuni bacini per la raccolta dell’acqua – pista di pattinaggio scoperta, da realizzarsi nelle adiacenze- sistemazione del parcheggio. Come si vede, sono tutte ottime cose, una torta assai prelibata sulla quale vorremmo metterci una ciliegina: cioè l’adeguamento della pista anche per il fondo ESTIVO, adattata dunque per la pratica con gli ski-roll. Sarebbe senz’altro una notevole novità che lancerebbe i LAGHETTI di Timau definitivamente verso una utilizzazione totale di essa, sia nel periodo invernale che in quello estivo.

2.    Realizzazione di un impianto di risalita con telecabina da Portocozzi a Val di Collina, dove verrebbe garantito un secondo anello di fondo, a fianco del Passo di M. Croce, in una zona dunque SEMPRE innevata. Questo impianto di risalita favorirebbe un maggiore afflusso turistico e forse sarebbe possibile anche realizzare una pista di discesa, avendo già a disposizione  un impianto di risalita. Nulla da eccepire su questa idea, se non il mite consiglio che vogliamo suggerire: occorre sempre tenere presente l’impatto ecologico di simili opere.

3.    Palazzetto del giaccio a Paluzza. Quest’opera rappresenterebbe certamente un forte  richiamo nella nostra valle con una spesa di gestione assai contenuta, in quanto l’energia elettrica necessaria per la formazione del ghiaccio avrebbe un costo del 35% inferiore rispetto d altri impianti poiché la SECAB fornisce il prodotto a prezzi notoriamente inferiori. Senza dire pi che una parte degli utili SECAB  potrebbero esser investiti in questa opera di pubblica utilità. Resterebbe da individuare l’area su cui edificare questo Palazzetto del  Ghiaccio. Ma qui non vogliamo mettere il carro davanti ai buoi.

4.    Completamento del Centro Tennis di Paluzza: su questo spetto noi avevamo a suo tempo sollevato critiche ed obiezioni che oggi, dobbiamo riconoscere, non ci paiono più pertinenti. Occorre dire, con assoluta onestà, che probabilmente la scelta dell’area su cui è stato ostruito il Centro del tennis è più adeguata di quanto potesse apparire un tempo. Ebbene, il completamento di questo Centro con altri due campi scoperti, costituirebbe un sicura garanzia per un ulteriore sviluppo turistico-sportivo di Paluzza e dell’Alto But, poiché un Centro Tennis di questa caratura non esiste in tutto l’Alto Friuli. Occorrerà solamente armonizzare meglio la zona PEEP con le prossime strutture sportive che, essendo appunto all’aperto, ben si adatteranno all’ambiente. Per ora speriamo che questo Centro Tennis coperto venga inaugurato al più presto, prima che cominci a deteriorarsi per il non uso.

5.    Ristrutturazione della ex-caserma di Paluzza che verrebbe riadattata a centro polifunzionale-ricettivo di tipo sportivo, con una spesa forse  anche modesta rispetto al risultato finale complessivo. In questo modo, come osserva giustamente il Sindaco Matiz, la ex-caserma cesserebbe di essere saltuariamente un Centro Profughi e diverrebbe invece un volano per la soluzione del problema ricettivo nella nostra zona,  poverissima di alberghi e pensioni. Senza dire che sarebbe anche un vero stimolo per gli albergatori del luogo che si impegnerebbero maggiormente nel loro settore.

Occorre dunque dire che il Comune di Paluzza si sta muovendo con sollecitudine a 360 gradi, anche se altri interlocutori importanti sarebbero il CONI e la FISI. Ci sarebbe piaciuto che l’Amministrazione di Paluzza avesse sostenuto anche la realizzazione di una piscina, ben sapendo che per ottenere 10, occorre chiedere 100. Certamente un funzionale complesso del tipo di quello austriaco di Mauthen sarebbe forse eccessivo, ma sul modello di quello sarebbe possibile ricercare una soluzione adeguata alla nostra zona, completamente carente di una struttura del genere, essenziale però ai ragazzi ed ai bambini, che praticano sport. Se è giusto e ragionevole che lo Stato e la Regione investano in strutture sportive  e ricettive laddove ci sono zone carenti e soprattutto laddove, nonostante le gravi carenze, arrivano i risultati sportivi (e che risultati!!) come quelli che ha raggiunto Manuela, allora si deve dedurre che PALUZZA è la candidata ideale in questo momento a diventare un Centro turistico-sportivo di primaria importanza. Se ciò non dovesse succedere, se cioè l’effetto Manuela non desse dei risultati concreti a Paluzza e alla zona, allora si dovrebbe dedurre che esiste una frattura tra la classe politica locale e la classe politica regionale e nazionale, una frattura che andrebbe quanto prima composta, pena  la perdita per Paluzza e la Carnia di una occasione unica e irripetibile di concreto sviluppo.  

 

6.
14.8.94  LA FESTA APPENA COMINCIATA, E' GIA' FINITA?

 

Così cominciava una nota canzone di Sergio Endrigo di molti anni fa e molti ultraquarantenni la ricordano con un pizzico di nostalgia. Noi preferiamo per il momento metterci un punto di domanda e chiederci: MA LA FESTA APPENA COMINCIATA, E' GIA' FINITA? Capite subito che ci riferiamo alla festa per Manuela, che Paluzza e la Carnia hanno recentemente organizzato in onore della campionessa olimpica e mondiale. Non ci soffermeremo certamente sulla festa questa sera (lo abbiamo fatto in precedenza e lo faremo prossimamente con spazi appositi). Vogliamo invece attirare la vostra attenzione sui preliminari, sui preparativi, sulle premesse di quella festa. Come si ricorderà, uno degli obbiettivi primari che ci si era prefissati in quei giorni di attesa, era quello di riuscire ad offrire una immagine di Paluzza e di una Carnia in generale in sintonia con l'immagine di Manuela: si voleva, a ragione, offrire una immagine anche esteriormente pulita, ordinata, decorosa, una immagine, in definitiva, consona con lo spirito che animava tutti. L'Amministrazione Comunale di Paluzza (ma anche le Amministrazioni Comunali vicine) si erano adoperate con ogni mezzo e con notevoli spese per bonificare le zone più degradate del territorio: immondezzai abusivi, parcheggi abbandonati, prati incolti, greti di torrente. Abbiamo assistito, finalmente, ad un "restauro" del territorio che, pur essendo stato effettuato tardivamente, aveva certamente contribuito a migliorare notevolmente il paesaggio. Merito indubbiamente dell'effetto Manuela (senza la quale giammai avremmo visto questo risultato), ma merito anche, riconosciamolo, degli Enti locali che hanno compreso appieno il problema e hanno tentato di risolverlo nei migliori dei modi in un seppur breve spazio di tempo. Tutti allora erano più o meno d'accordo su una cosa fondamentale: che cioè l'impegno personale avrebbe dovuto prolungarsi per sempre, al di la della festa per Manuela, ed avrebbe dovuto concretizzarsi in una maggiore attenzione al problema ecologico. Tutti erano d'accordo insomma che la morale della bella favola di Manuela doveva essere osservata da tutti, indistintamente. Qualcuno però ha già mancato alla parola data ed ha autonomamente dichiarata FINITA la festa di Manuela, tornando ai soliti, incivili comportamenti precedenti: deposito di immondizie nei luoghi appena bonificati; scarico di materiale edilizio in zone proibite; abbandono dei rifiuti urbani al di fuori dei regolamentari cassonetti e via deturpando. Chi si comporta così, o ritiene di essere più furbo degli altri (ed in questo caso lo disilludiamo prontamente, dicendogli semplicemente che è un incivile) oppure è un cretino. Noi propendiamo per la seconda ipotesi, anzi diciamo subito che coloro che deturpano in questo modo il territorio sono semplicemente dei cretini perché:

1-                 ignorano che il paesaggio è di tutti e quindi anche loro

2-                 perché il costo per la successiva bonifica sarà a carico di tutti e quindi anche loro.

Più cretini di così!

Noi però francamente speriamo che questi cretini siano davvero pochi, che si accorgano presto di essere dei cretini e che quindi ritornino subito ad essere delle persone normali. Invitiamo perciò la stragrande maggioranza dei cittadini, che vogliono continuare ad essere persone civili, a convincere quella sparuta minoranza di cretini a non essere più tali, non con le parole ma con l'esempio. Nessun argomento convince più dell'esempio. Se poi l'esempio viene anche dalle Amministrazioni comunali, attraverso una maggiore sensibilità per il problema del territorio, allora potremmo nutrire delle concrete speranze che un giorno anche la nostra Valle possa essere paragonata a quella del Trentino o dell'Alto Adige. Diversamente riusciremo ad offrire, come ora, solo una immagine mediocre, poco dignitosa, scarsamente decorosa, sintesi mirabile di incuria pubblica e di incuria privata. 

 

 


Annullo postale speciale in occasione dei festeggiamenti

 

7.

4.5.96    La seconda Coppa del Mondo

 

La scorsa settimana si sono svolti a Paluzza i festeggiamenti per la conquista della II Coppa del Mondo di sci da fondo , da parte di Manuela Di Centa. La festa si è articolata sull’ arco di tre giorni, culminando nella domenica 28 aprile.

Ebbene questa festa, secondo quanto abbiamo appreso dalla viva voce della stragrande maggioranza dei cittadini, è riuscita un po' sotto tono, sia per lo scarso afflusso di persone, sia per le manifestazioni che hanno caratterizzato il triduo. Di sicuro anche il tempo non è stato clemente ed ha indirettamente contribuito alla scarsa riuscita dei festeggiamenti.

Stasera vorremmo far conoscere alcune brevi riflessioni e considerazioni che abbiamo raccolto sabato e domenica scorsi tra i partecipanti alla festa e che, sostanzialmente, possono così essere sintetizzate :

- Nei giorni  precedenti il triduo della festa, si era diffusa a Paluzza una voce (non si sa quanto attendibile), secondo la quale si  desiderava e si voleva una festa alquanto limitata, una festa di paese, senza alcuna pretesa ma con l’unico scopo di trascorrere alcune ore allegramente, in sana e genuina spontaneità. Tale voce (mai verificata) veniva tuttavia chiaramente contraddetta sulla stampa locale (soprattutto M.V.) che giornalmente riportava ampi servizi sulla festa che andava ad incominciare e che domenica mattina titolava addirittura in prima pagina: FESTA MONDIALE A PALUZZA. Tali servizi giornalistici, sollecitati certamente dalla Organizzazione, tendevano dunque a richiamare quante più persone possibili a Paluzza (in netto contrasto con quanto attribuito alla misteriosa voce), tanto è vero che la sala Operativa aveva predisposto parcheggi fino a Sutrio e Cercivento, sempre nella ipotesi di un grande afflusso. Non solo. Ma a Paluzza erano stati predisposti ben 11 chioschi di ristoro, oltre al capacissimo tendone destinato alle manifestazioni culturali: se si puntava dunque ad una festa spontanea e circoscritta, perchè allora predisporre una tale quantità di infrastrutture?

- Da alcuni dettagli, la gente ha subito compreso che l’organizzazione (o meglio il Comitato Organizzatore) non era quella di due anni fa. Più volte infatti è stato ribadito che di questo Comitato facevano parte solo: l’ Amministrazione Comunale di Paluzza, l’ Aldo Moro e la Pro Loco. Non erano mai state citate altre organizzazioni e neppure semplici cittadini, tranne l’ ANA e la PROTEZIONE CIVILE (utili e indispensabili come sempre nel sopperire alle croniche inefficienze degli Enti). Abbiamo anche appurato che per “amministrazione comunale” occorre intendere la maggioranza consiliare, in quanto la minoranza non è mai stata coinvolta in alcuna decisione nè invitata a far organicamente parte di questo Comitato. Non si vuole assolutamente criticare la dirigenza delle  associazioni su citate, che meritano invece un plauso indiscutibile per l’ opera profusa e l’ impegno dimostrati. Però, lasciatecelo dire, tutti hanno avuto l’ impressione che questo Comitato avesse, più o meno deliberatamente, voluto chiudersi a riccio, monopolizzando l’ intera organizzazione e non permettendo a “forze estranee” di partecipare, di suggerire, magari di criticare nè tanto meno di indirizzare.

 “ Bastiamo noi” pare sia stato detto “e non abbiamo bisogno di altri”. E’ stata così quasi appiccicata un’ etichetta ad una organizzazione che doveva invece essere “super partes”  e quanto mai aperta a recepire altre forze vive sociali. Diversamente quindi da due anni fa, quando, in occasione di quella memorabile e irripetibile festa, l’ Amministrazione comunale di allora fornì solo il supporto tecnico-logistico, lasciando quasi mano libera ai cittadini più fantasiosi e dotati.

- Si è voluto pedissequamente ricalcare e riciclare la stupenda festa del 94, insistendo su un triduo di festeggiamenti che hanno il sapore del ” già visto”, con conseguenti, ovvi e scontati confronti, dai quali quest’ ultima manifestazione ne è uscita assai sbiadita e sotto tono. Nè la fantasia ha volato alto questa volta: bande e cori a ripetizione, chioschi e vino , polenta e frico, una mostra fotografica ed un convegno: spesso brutte copie di manifestazioni, allora riuscitissime ma improponibili per un secondo avvenimento che avrebbe dovuto invece sottolineare e privilegiare altri aspetti. Tutti coloro che abbiamo sentito a Paluzza hanno unanimemente affermato che sarebbe bastata una sola giornata (la domenica) per concentrare e rendere davvero genuina e spontanea la festa. Stiracchiando invece i festeggiamenti per tre giorni, attraverso manifestazioni di scarso richiamo o ripetitive, si è solo annacquato e diluito l’ entusiasmo e la partecipazione che, in un solo giorno, avrebbero potuto invece essere nuovamente spettacolari. Pare che nessuno a Paluzza, abbia osato suggerire ciò agli organizzatori, chiusi nella loro torre d’ avorio, sicuri di ripetere il successo di due anni fa (con diversa amministrazione). Così non è stato ed i vertici del Comitato hanno di che riflettere su questo clamoroso tonfo. Perchè se si voleva allestire una sagra di paese con il solito tendone, come se ne vedono tante nel periodo estivo nei vari centri della Carnia, non era proprio il caso di usare Manuela come richiamo: ha perso Paluzza e ha perso Manuela.

- Nella realizzazione della pubblicità poi, questa Comitato è apparso estremamente in ritardo sui tempi: i manifesti sono stati affissi solo negli ultimissimi giorni e zone vaste della Carnia (per non parlare del Friuli) sono rimaste sorprendentemente scoperte mentre il depliant è apparso nei locali pubblici solo giovedi mattina. Ed anche il depliant, pregevolissimo peraltro nella  fattura e nella sostanza, presentava un titolo di copertina (MANUELA DUE) che infelicemente evocava quei mediocri filoni del cinema americano (RAMBO e ROCKI, per intenderci), diventati famosi più per i loro periodici incassi che per il loro intrinseco valore artistico. Perfino lo sponsor principale della manifestazione (il LATTE CARNIA) è apparso un po' stonato in questo contesto: tutti sanno infatti che il latte Carnia non ha nulla a che fare con la Carnia (la quale non produce più latte). Questa azienda di Udine utilizza solo a scopo commerciale il nome della nostra terra, in quanto il latte che lavora, proviene prevalentemente dalla Baviera e da altre zone d’ Italia  e solo in piccolissima parte dal basso Friuli.

I tanti (10 ?) striscioni plasticati utilizzati nel 94, sui quali bastava operare solo delle piccole modifiche  e che avrebbero dato così un forte segnale di richiamo, sono rimasti inspiegabilmete arrotolati e dimenticati chissà dove.

Solo il gratuito e magnifico spontaneismo di anonimi e silenziosi cittadini e cittadine (che però nessuno ha saputo o voluto coinvolgere davvero) ha sopperito, nei vari chioschi, a questa carenza di organizzazione da tutti notata.

- Un’ ultima considerazione da parte nostra: a questa emittente, che pure gode di una certa  notorietà in Carnia, per il suo modo indipendente di fare comunicazione, non è mai stato inviato alcun programma della festa nè inviti di alcun genere e neppure le linee guida delle manifestazioni. Nulla di nulla: quel che abbiamo trasmesso, lo abbiamo origliato sulle piazze e nei bar. Forse i vertici del Comitato Organizzatore, nella frenesia dei preparativi, hanno dimenticato di farcelo sapere. 

  Alfio Englaro

 

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Nel 2006 il testimone (sportivo) della Carnia passa da Manuela Di Centa al fratello Giorgio, il quale a Torino vince la medaglia d'oro più prestigiosa, quella che conclude le Olimpiadi Invernali.

 

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Festeggiamenti per
GIORGIO DI CENTA
Paluzza, domenica 30 aprile 2006

Oggi qui noi tutti festeggiamo il grande risultato olimpico di Giorgio Di Centa e la sua figura di uomo e di atleta, sulla quale è stato ormai detto tutto.
Tutti praticamente ne conoscono il profilo personale, anche coloro che sono giunti qui da lontano, perché i mass media hanno ampiamente divulgato, nei giorni del successo, i lineamenti ed i tratti salienti di questo uomo, ancora candidamente ragazzo, che ha affascinato milioni di telespettatori con la sua semplicità e la sua schiettezza, con la sua tenacia e la sua determinazione.
Le sue splendide medaglie d’oro sono venute a coronare un sogno sportivo che non è venuto per caso ma che parte da lontano e si è concretizzato nuovamente qui a Paluzza, in questa terra di Carnia.
Ma perché proprio qui a Paluzza? Perchè ancora qui in Carnia?
Ebbene per poter rispondere adeguatamente a questa domanda decisiva e per comprendere a fondo le modalità ed i vari passaggi con cui si è realizzato di nuovo un mirabile sogno chiamato Giorgio, occorre riavvolgere il filo della storia recente e passata di Carnia e riflettere su due aspetti cruciali, che tenterò brevemente di sottoporre alla vostra attenzione, senza la conoscenza dei quali non è possibile comprendere i risultati odierni del nostro atleta.
1. STORIA RECENTE
Oggi noi non festeggeremmo affatto il bi-medagliato olimpionico Giorgio Di Centa, se prima di lui non ci fossero stati: la sorella Manuela Di Centa (5 medaglie a Lillehammer nel ’94 e due coppe del mondo 94 e 96); il cugino Venanzio Ortis (due medaglie agli Europei di Praga 1978); il padre Gaetano ed il fratello Andrea tutors fedeli ed esigentissimi; la mamma Luisa premurosa e stimolante.
Ma se questi personaggi familiari hanno rappresentato il primo humus in cui è nato e cresciuto Giorgio, non si può certo dimenticare l’ambiente familiare attuale, creato e organizzato dalla intelligente moglie Rita costantemente impegnata nell’educazione e nella crescita delle tre figlie Laura Martina e Gaia, che costituiscono oggi il nuovo e fertile humus di cui si alimenta avidamente Giorgio, fiero e soddisfatto di una splendida famiglia tutta sua, una famiglia tradizionale, quasi all’antica, dove i valori di un tempo aleggiano vivi e vivificano i rapporti interpersonali.
Occorre a questo punto però delineare anche l’ habitat in cui tale prezioso substrato umano ha trovato modo di attecchire per crescere rigoglioso e vitale. E mi riferisco precisamente alla US Aldo MORO di Paluzza, che ha dato negli ultimi decenni fior di campioni nelle due discipline sportive più dure e impegnative: lo sci di fondo e la corsa in Montagna. E’ doveroso ricordare qui oggi tutti questi grandi atleti, che, pur non avendo raggiunto i risultati e la notorietà di Giorgio (altri tempi e altri mezzi!), hanno direttamente e indirettamente contribuito alla realizzazione ed alla formazione di questo nuovo campione olimpico che oggi qui salutiamo con affetto. Essi sono: Maier Marino (stine) e Maieron Enzo (stagn) nella corsa in montagna, Primus Roberto e Del Bon Antonio nello sci di fondo, Baritussio Giordano e Bulliano Luciano nel biathlon, senza dimenticare il pioniere Alberto Tassotti classe 1918 (conosciuto come Pieri da Nere) ancora vivente in Valle d’Aosta. Molti di questi vecchi campioni carnici, ancora oggi non hanno mai del tutto smesso la pratica sportiva e spesso sono anzi diventati maestri e istruttori di una miriade di giovani e giovanissimi che si apprestano a seguire le orme di Giorgio, Manuela e Venanzio in uno sport duro e faticosissimo che riserva solitamente più sudore che allori, più fatica che riposo, più acido lattico che sorrisi, più solitudine che confusione, più silenzi che boatos…
2. STORIA PASSATA
Ma dunque perché la Carnia predilige il sudore, la fatica, l’acido lattico, la solitudine, il silenzio? Una conveniente e credibile risposta a questo interrogativo possiamo forse ricavarla da un rapido excursus storico, che vorrei brevemente proporvi:
Innanzitutto: il nome CARNIA, come anche KÄRNTEN-Carinzia, CARNIOLA (antico nome della Slovenia), derivano dalla medesima radice celtica KARN che significa: ROCCIA, in lingua carnica attuale CRET. Già questa derivazione etimologica, delinea bene la caratteristica di una popolazione precisamente individuabile da un punto di vista storico, geografico e culturale, che ha conservato nei secoli la sua identità.
Ebbene questa sub-regione montana costituita oggi da 28 Comuni, chiamata Carnia, consapevole di un passato storico tutto particolare dove affondano le sue radici, mantiene tuttora dei tratti socio-culturali che la distinguono da altre zone montane contermini, e che derivano specificamente da due fattori:
PRIMO: Essendo terra di confine sullo spartiacque alpino di Nord-est, la Carnia ha conosciuto lungo tutta la sua storia, continue invasioni ed occupazioni, che cito velocemente: i romani, i visigoti, gli ostrogoti, i longobardi, i franchi, il patriarchi tedeschi, il Dominio di Venezia, Napoleone, l’Austria, l’Italia dei Savoia, il Terzo Reich, infine i Cosacchi che nel 1944 mutarono perfino nome alla Carnia, divenuta Kosakenland in Nord Italien. Orbene, sotto questo continuo susseguirsi di stranieri in casa, il carattere del carnico è stato plasmato e forgiato per secoli, facendosi lentamente diffidente verso i foresti, poco incline a dare confidenza agli sconosciuti, sempre proteso alla realizzazione di sé stesso...
SECONDO: La Carnia non è mai stata ricca di risorse, al punto che Giovanni Bassano da Rivo di Paluzza, di fronte al tribunale dell’Inquisizione di Udine che lo interrogava sul perché se ne fosse andato in Germania in cerca di lavoro, la descrisse così ancora nel lontano 1608: “La Cargna è un paese dove non si trovano se non sassi et è scarsissimo di biade…” per cui l’emigrazione è stata la cifra visibile e costante di questa terra. Una emigrazione durata secoli, che ha impoverito il tessuto sociale dei paesi e che tuttora perdura, anche se oggi sono le intelligenze e non più le braccia ad andarsene. Ed anche l’emigrazione e la povertà di questa terra hanno ulteriormente temprato il carattere del carnico, che si è fatto solitario, individualista, caparbio, pronto alla fatica, abile ad affrontare i problemi, fiducioso solo nelle proprie forze, volto all’essenziale nel rifiuto del futile

Come si vede, il DNA del carnico presenta aspetti positivi ed aspetti negativi variamenti combinati, derivanti tutti da quel substrato storico-culturale che si è andato via via stratificando nei secoli.
Questo DNA comune ai carnici, li spinge dunque, in ambito sportivo, a prediligere quelle attività che maggiormente si adattano allo spirito ed alla indole stessa del carnico che è dunque fatta di tenacia, sopportazione, individualismo, costanza, determinazione, fiducia solo in sé stessi.
Tutte queste caratteristiche si sono manifestate in maniera eccezionale oggi in Giorgio, che ha saputo volgere in positivo anche quegli aspetti negativi del carattere carnico, riuscendo a realizzare, dopo 12 anni, ciò che aveva realizzato la sorella Manuela e ciò che, forse, andrà a realizzare prossimamente il nipote Patrick, cui facciamo auguri e auspici.
A Giorgio rinnovo il mio GRAZIE sincero e quello della Carnia intera, che lui ha saputo così brillantemente interpretare e rappresentare alle Olimpiadi di Torino, rinnovando un suggello prestigioso divenuto ormai storico.

Aulo Maieron, sindaco di Paluzza

 

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